“La domanda sul perché di un gesto così estremo è, per i familiari di chi si è tolto la vita, particolarmente difficile da sostenere. Vorrebbero cercare di comprendere perché la persona amata si è tolta la vita e per quale motivo non sono riusciti a fermarla. Si interrogano, a volte anche rimproverandosi e provando rabbia, sul perché il proprio caro li abbia lasciati soli in una così terribile situazione”, spiega Günther Rederlechner. Parlare dell’accaduto, in questo caso, è particolarmente difficile, anche perché il comportamento dell’ambiente in cui si vive, ogni tanto, suggerisce implicitamente colpevolezza . “Spesso ci si dimentica che prima del suicidio c’è una lunga e complessa storia, una forte depressione, che la vittima nasconde per anni”, dice Rederlechner.
Per i familiari è fondamentale trovare comprensione e parlare in maniera schietta di ciò che è accaduto. “Purtroppo spesso succede esattamente il contrario. I familiari trovano incomprensione e, per paura di essere giudicati, si ritirano e si isolano”, dice Rederlechner. Il servizio Hospice della Caritas offre accompagnamento a familiari di persone che si sono suicidate. “Per chi è colpito da questo lutto è confortante sapere di poter parlare della propria situazione e dei propri stati d’animo in un ambiente protetto con persone appositamente formate. Attraverso il confronto il lutto viene espresso ed elaborato, fasi essenziali per il suo superamento. I familiari trovano così sollievo e ritrovano la sicurezza perduta” spiega Rederlechner.
Anche Silvia Moser, nella sua attività pluriennale di responsabile del servizio di sostegno telefonico della Caritas, ha fatto questa esperienza. In occasione dell’anniversario per i 15 anni di attività del servizio, il tema è stato affrontato in maniera approfondita, “perché questa problematica in un territorio così abituato al successo lascia in solitudine chi ne è colpito, e tutti noi impotenti”. Invitando a Bolzano l’olandese Viktor Staudt, il servizio ha fatto conoscere alla cittadinanza un uomo sopravvissuto al tentativo di suicidio, da allora in sedia a rotelle. Viktor, che tiene numerose conferenze in Europa e ha scritto diversi libri, ha sottolineato come sia di fondamentale aiuto poter esprimere pensieri e paure. Tutto ciò vale sia per chi è colpito direttamente da pensieri suicidi, sia per i parenti che hanno perso un proprio caro in questo modo.
“Noi del sostegno telefonico siamo a disposizione 24 ore su 24 tutti i giorni dell’anno, al numero verde 840 000 481. Parlare aiuta e allevia la sofferenza”, dice Silva Moser, tirando le fila dei numerosi colloqui fatti dagli oltre 80 volontari appositamente formati che prestano servizio alla consulenza. “Poter esprimere in maniera anonima i propri turbamenti e trovare ascolto ed empatia aiuta ad affrontare nuovamente la vita quotidiana e incoraggia la ricerca di un aiuto professionale, utilissimo per chi si confronta con il tema del suicidio. Nessuno deve vergognarsi dei propri sentimenti o pensieri” dice Silvia Moser. “Nella nostra società meritocratica spesso ci dimentichiamo che siamo esseri umani e abbiamo dei sentimenti, sentimenti che manifestano la nostra nostalgia verso una vita vera e sensata”, sottolinea Moser.
Il servizio di sostegno al telefono è raggiungibile 24 ore su 24 tutti i giorni al numero verde 840 000 481. Chi volesse richiedere invece un accompagnamento da parte del servizio Hospice o ulteriori informazioni può rivolgersi direttamente al servizio Hospice della Caritas al numero 0471 304 370 oppure hospiz@caritas.bz.it.