Era il 30 novembre 1998 quando, su esplicita richiesta e desiderio del vescovo Wilhelm Egger, la Caritas apriva a Bolzano una struttura appositamente dedicata all’accoglienza di donne senzatetto, nei locali ancora messi a disposizione gratuitamente dal “Katholische Meisterverein”. Presso Casa Margaret, attualmente gestita dalla Caritas su incarico dell’Azienda dei Servizi Sociali di Bolzano, sono 18 i posti letto disponibili. La casa è sempre al completo, il numero delle richieste di accoglienza supera infatti di molto la capacità ricettiva della struttura. Ma chi sono queste donne? “Le nostre ospiti arrivano da una situazione di non autosufficienza economica e debiti conseguente a una separazione dal partner, soprattutto per motivi di violenza, sia essa psicologica, fisica o verbale, scarso o assente sostegno familiare, problematiche psichiatriche, disturbi comportamentali o problemi di dipendenza” spiega Michela Bertin, responsabile Caritas di Casa Margaret.
Alla conferenza stampa, cui hanno partecipato anche Liliana Di Fede, nuova direttrice dell’ASSB e Johanna Brunner, dell’Ufficio matrimonio e famiglia della Diocesi, ci si è soffermati anche sull'evoluzione del fenomeno nel tempo. “Rispetto al passato è importante considerare come sia aumentato, sensibilmente, il numero di donne con problematiche sanitarie/psicologiche importanti, donne in stato di gravidanza, donne migranti con problematiche anche legate ai vissuti di guerra nei loro Paesi di origine” conclude Michela Bertin. Tra le senzatetto, inoltre, sono in aumento le giovani donne. Solo a Casa Margaret, nel 2017, delle 47 donne ospitate ben nove avevano meno di 30 anni, undici meno di 40. Oltre a un tetto e ai pasti le donne accolte hanno la possibilità di seguire, insieme a un collaboratore della struttura, un progetto individuale per intraprendere percorsi di integrazione sociale e lavorativa.
“Un letto è sicuramente importante, altrettanto importante è però aiutare queste persone a riprendere nelle loro mani la loro vita. Bisogna distinguere tra garantire una sistemazione di emergenza, che non dovrebbe prolungarsi più del dovuto, e la necessità di garantire percorsi di reinserimento sociale. Questo orientamento è per noi della Caritas molto importante” spiega Danilo Tucconi, responsabile dell’area “Abitare”. L’impegno di Caritas nel dare una risposta al bisogno dei senzatetto non si limita al lavoro svolto nella struttura di Casa Margaret.
Sono infatti 10 le strutture per senzatetto e persone in situazione di emergenza abitativa gestite dalla Caritas che, in tutto il territorio altoatesino, danno accoglienza a uomini, donne e bambini in situazione di bisogno. Nel 2017 sono state circa 800 le persone che vi hanno trovato rifugio, per un totale di oltre 100.000 pernottamenti. Tra loro anche molti uomini e donne che fino a poco tempo fa erano parte attiva della società e che per una serie di esperienze e circostanze negative hanno perso la loro abitazione. Sono i cosiddetti ‘nuovi senzatetto’, il cui numero in Alto Adige è notevolmente aumentato.
“Le persone senza dimora non sono un problema di decoro urbano - ha sottolineato il direttore della Caritas Paolo Valente nel corso della conferenza stampa - Sono persone. Ci danno fastidio perché ci costringono a chiederci se il nostro modo di vivere e di relazionarci con gli altri è giusto, umano, coerente con i nostri valori. Quando si parla di persone senza dimora bisogna poter offrire alternative ai ponti. È quello che la Diocesi, la Caritas e altri hanno fatto vent’anni fa aprendo casa Margaret, e che continuano a fare”.
I numeri della Caritas:
Nel 2017 a Bolzano presso la Casa dell’Ospitalità e Casa Margaret hanno trovato un tetto sopra la testa rispettivamente 62 uomini e 47 donne. A Casa Freinademetz 86 persone tra donne, uomini e famiglie in emergenza abitativa. Al servizio Migrantes, cui sono collegati tre diversi tipi di strutture abitative per cittadini non Ue, hanno trovato ospitalità temporanea 321 donne, uomini e bambini. A Odòs 28, mentre a Laives, presso Casa Emmaus, 19 persone. A Brunico, presso Casa Jona, 41 persone hanno trovato accoglienza, mentre grazie al servizio 4 Mura 67 persone tra Bressanone e Caldaro vivono temporaneamente in 20 unità abitative. A Casa Archè a Merano, così come nell’alloggio notturno, presso Casa Santa Maria e nei due appartamenti di training abitativo hanno trovato sistemazione 151 persone.