“Il coronavirus è una tragedia che ha provocato e continua a provocare milioni di vittime in tutto il mondo. Ha portato alla paralisi gran parte dell’economia, ha acuito la povertà e creato nuove forme di indigenza”, dice il direttore della Caritas Paolo Valente. “La crisi aggrava le disuguaglianze, il senso di solitudine, la povertà educativa e relazionale, mettendo alla prova tutto e tutti”. L’anno passato, aggiunge, ha rappresentato una sfida che la Caritas ha raccolto in linea con la sua missione: “Ci siamo messi in ascolto e osservazione di ciò di cui la gente ha bisogno e abbiamo trovato nuovi modi per rispondere alle necessità delle persone”.
Per un’esistenza dignitosa
Si è trattato in primo luogo di assicurare i mezzi di sussistenza ai molti che sono stati colpiti dalla crisi. “Non avere soldi per il cibo, l’affitto o per le bollette non mette solo a dura prova le persone colpite dal punto di vista economico, ma scatena paure e preoccupazioni per il futuro, cosa che non è meno pesante”, dice Guido Osthoff, responsabile dell’area “Ascolto e consulenza”. La richiesta di orientamento e aiuto presso il Centro d’ascolto della Caritas (891 persone si sono rivolte a questo servizio) e presso la Consulenza debitori (1.206 persone) è aumentata significativamente. Questi servizi hanno fornito anche sostegno finanziario alle persone colpite per un totale di 194.000 euro.
Salute mentale
Anche il disagio mentale è aumentato notevolmente. Le severe norme di sicurezza e l’obbligo del distanziamento fisico hanno reso la vita difficile a molti: alle persone che hanno perso un loro caro, agli ospiti delle residenze per anziani, ai malati mentali, ai genitori single, separati e divorziati che improvvisamente non hanno più potuto vedere i propri figli, ma anche alle persone che temevano per il loro lavoro o che sono rimaste disoccupate. Tutte le attività di consulenza della Caritas, come il servizio di Ascolto telefonico, il servizio Hospice, la Consulenza per uomini, il Binario 7 e la Consulenza psicosociale, sono rimasti sempre operativi almeno attraverso il telefono, potendo così offrire a chi si è rivolto a loro orecchi capaci di comprensione e fiducia.
“Un raggio di speranza per molti sono state le vacanze per bambini e famiglie della Caritas al mare, che fortunatamente si sono potute svolgere – anche se con regole igieniche severe e numeri ridotti. È stata una boccata d’aria fresca in questo periodo austero per molti. Siamo felici di poter offrire questa opportunità a numerosi bambini, famiglie e anziani anche quest’anno, nonostante la crisi in corso”, dice Osthoff per l’area “Giovani e famiglie”.
Difficile trovare alloggio e lavoro
Determinate categorie di persone facevano fatica a trovare un lavoro sicuro e un alloggio fisso già prima della pandemia. Queste difficoltà sono state certamente acuite dal coronavirus. “Durante il lockdown è stata tolta l’autorizzazione ad accogliere nuovi ospiti nelle nostre strutture per persone senza dimora. Anche il lavoro di accompagnamento con gli ospiti si è rivelato molto più dispendioso in termini di tempo e talvolta, purtroppo, non più fattibile”, riferisce Danilo Tucconi, responsabile dell’area “Abitare”. “Eppure proprio questo lavoro di accompagnamento è indispensabile almeno quanto un buon pasto e un letto al caldo”.
“Nonostante tutti gli ostacoli siamo però riusciti a lanciare un nuovo servizio, chiamato ‘Domus’, che segue soprattutto le persone con difficoltà di integrazione nella ricerca del lavoro e dell’alloggio”, dice Tucconi. Inoltre la Caritas ha affrontato e superato un’altra sfida: per conto del comune di Bolzano, ha creato e assunto la gestione dell’emergenza freddo in via Resia.
Integrazione più complicata
Il virus si è purtroppo rivelato anche un notevole ostacolo nel percorso di integrazione dei nuovi concittadini. “Mentre prima della pandemia la maggior parte delle persone richiedenti asilo aveva un’occupazione, molti ora hanno perso il lavoro a causa dei lockdown. Pochi sono stati messi in cassa integrazione. Le donne e i lavoratori precari a basso salario sono stati particolarmente colpiti. L’obbligo del distanziamento ha reso più difficile il processo di inclusione sociale”, spiega Alessia Fellin, responsabile dell’area “Accoglienza”. Anche qui la Caritas ha attivato le sue forze, ha assicurato i mezzi di sussistenza e ha ripreso i progetti di integrazione non appena è stato di nuovo possibile farlo.
Solidarietà e comunità: dimensioni indispensabili
“Nonostante tutto, l’anno del coronavirus ha portato anche qualcosa di buono: ha dato nuove prospettive alla solidarietà e al senso di comunità”, dice Brigitte Hofmann, responsabile dell’area “Caritas&Comunità”. Ascoltando la gente, grazie all’aiuto di innumerevoli volontari, la Caritas è stata in grado di rispondere in modo rapido ed efficace ai bisogni delle persone causati dalla crisi sanitaria. “Per esempio, abbiamo immediatamente attivato un numero telefonico di emergenza che ognuno ha potuto chiamare, abbiamo avviato un ‘servizio spesa’, ci siamo offerti di stampare i compiti a casa e abbiamo avviato varie altre misure e azioni di sostegno”, dice Hofmann. “Un bel segno di vicinanza e di comunità è rappresentato dai tanti giovani che si sono impegnati soprattutto per gli anziani e dalle persone che si mettono al servizio della comunità, anche nelle nostre parrocchie”. Solo durante il periodo di crisi, ha sottolineato, quasi 500 nuovi volontari si sono fatti vivi per dare una mano alla Caritas.
Uno sguardo al mondo
“All’inizio della pandemia, nella primavera del 2020, si pensava ancora che il virus avrebbe colpito tutti nel mondo allo stesso modo. Ma è stato presto evidente che le persone nei paesi economicamente più deboli avrebbero subito gli effetti della pandemia molto più duramente che nei paesi ricchi”, dice il direttore della Caritas Valente. Per esempio, continua, il virus ha riacceso la fame in Africa e ha impedito ai bambini dei paesi più poveri di frequentare la scuola, dove non solo ricevono istruzione, ma spesso anche l’unico pasto sostanzioso di tutta la giornata. E come se il virus non fosse abbastanza, pure le catastrofi naturali, come il terremoto in Croazia, hanno tolto il terreno sotto i piedi a tanta gente. “Abbiamo portato i nostri aiuti anche al di fuori dell’Alto Adige per garantire alle persone i mezzi per vivere. Con i progetti di sostegno a distanza abbiamo fornito aiuto ai bambini rimasti a casa. Interventi di emergenza sono stati attuati attraverso il progetto dei ‘Regali solidali’”, dice Valente.
Grazie alla generosità della gente dell’Alto Adige
Il lavoro della Caritas in questo difficile anno 2020 segnato dalla sfida del coronavirus è stato possibile anche grazie alla generosità della gente dell’Alto Adige, ha detto ancora il direttore. “Nel 2020, 6.594 donatori hanno sostenuto l’attività della Caritas: circa 580.000 euro sono stati donati per le necessità delle persone in Alto Adige, 531.000 per gli aiuti nell’emergenza sanitaria e 1,7 milioni di euro (compresi i contributi provinciali, regionali e comunali di 315.000 euro) per progetti di aiuto in altri paesi. Per questo ringraziamo tutti dal profondo del cuore e speriamo che la gente continui a dimostrare la sua buona volontà e il suo sostegno al prossimo attraverso il lavoro della Caritas”, ha detto Valente concludendo l’esposizione delle attività della Caritas nel 2020.