Rabbia e disillusione di giovani e adolescenti finiscono sempre più spesso sulle prime pagine di giornali e mezzi d’informazione, ma non sempre si parla delle motivazioni che provocano comportamenti aggressivi. “Contesti di povertà, marginalità e esperienze traumatiche come l’emigrazione, feriscono le persone che li vivono, giovani inclusi. Nei nostri servizi incontriamo spesso questa sofferenza”, ha affermato la direttrice della Caritas Beatrix Mairhofer. “L’obiettivo di oggi è stato ‘fare squadra’, per arrivare alle cause della fragilità e lavorare insieme per contrastarle”.
Il convegno si è svolto a Bolzano presso la Fondazione Cassa di Risparmio con la partecipazione dell’assessora comunale Chiara Rabini. Nel corso della mattinata sono intervenuti come relatori Tito Baldini e Maria Rosa Irrera, esperti nell’aiuto di minori in condizioni di fragilità, che hanno fornito alcuni spunti operativi per lavorare con comportamenti quali: l’aggressività gratuita, l’autolesionismo, il ritiro nel proprio mondo virtuale, fino alla delinquenza minorile e la devianza giovanile. I relatori hanno parlato anche di un incremento della fragilità psichica tra le generazioni, mettendo in luce come alla base di molti atteggiamenti di sfiducia e di sfida di giovani e adolescenti vi sia un dolore profondo dell’anima. “Il compito di famiglie, educatori e professionisti dell’aiuto, una volta accertata l’esistenza di questa sofferenza, è lavorare insieme per prendersi cura di ragazze e ragazzi. È importante soprattutto che le diverse istituzioni che si occupano di minori condividano informazioni, poiché spesso i comportamenti ‘antisociali’ nascono dalla marginalità, economica e sociale, che va contrastata da tutta la comunità educante”, ha riassunto Silvia Golino del servizio Caritas di mediazione interculturale e moderatrice del convegno.
Il convegno è stato anche il momento conclusivo di una serie di incontri online, promossi dal servizio della Caritas, che hanno affrontato proprio il tema della sofferenza psichica in età infantile e adolescenziale. “Spesso bambine, bambini e adolescenti che appaiono ‘insofferenti’, sono in realtà quelli che soffrono di più e che più hanno bisogno di un attento lavoro da parte nostra”, ha concluso Golino.