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Non c’è pace senza rispetto dei diritti umani

A 70 anni dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo

Fare memoria della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo significa chiedersi quanto la nostra cultura e la nostra vita sono oggi attente alla dignità di tutti i membri della famiglia umana. Il riconoscimento dei diritti “uguali ed inalienabili” di ogni uomo, dice il preambolo della Dichiarazione, “costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo”.

Quando nella storia la dignità dell’uomo (di tutti gli uomini) è stata disconosciuta, ciò ha “portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell’umanità”. Fare memoria della Dichiarazione è chiedersi se oggi la dignità dell’uomo (di tutti gli uomini) è riconosciuta integralmente: nel mondo, in Europa e anche in sede locale.

“Tutti gli esseri umani nascono liberi e eguali in dignità e diritti”. Questa affermazione, contenuta nel primo articolo della Dichiarazione, è la base su cui si fonda una comune visione dell’uomo, capace di mettere in secondo piano interessi di parte, nazionalismi, sovranismi ed egoismi di ogni genere.

“Espressioni come ‘prima noi’ – ha detto il vescovo Ivo Muser – sono in contraddizione col messaggio evangelico, ma anche con i valori fondanti dell’Unione europea: dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza, diritti dell’uomo”.

I diritti di tutti sono rispettati solo se ognuno si assume le sue responsabilità. “Ogni individuo – dice l’art. 29 della Dichiarazione – ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità”.

La Costituzione della Repubblica italiana riassume l’incontro necessario tra diritti e doveri nella parola “solidarietà”. Articolo 2: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.

In un’epoca in cui i diritti umani rischiano di non essere più universalmente riconosciuti, la Caritas fa appello al senso di umanità, alla responsabilità degli uni verso gli altri, alla politica che cerca e realizza il Bene comune, alla piena solidarietà tra popoli, generazioni, singole persone.

 

Paolo Valente
Direttore Caritas


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