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Ucraina: la fatica della guerra

Il sostegno di Caritas nel paese in conflitto e in Alto Adige

 

A 3 anni dallo scoppio del conflitto, crescono le difficoltà per la popolazione ucraina: “Fra le persone rimaste nel Paese la povertà è in aumento. Oggi anche chi non ha subito perdite consistenti nei bombardamenti, si rivolge alla rete Caritas per un aiuto materiale. I profughi che ospitiamo in Alto Adige invece, soprattutto madri sole con bambini, vivono con più fatica la sospensione delle loro vite e l'incertezza del futuro, provocate dalla guerra” spiega la direttrice della Caritas Beatrix Mairhofer.

Dopo 3 anni di guerra, aumenta la dipendenza della popolazione ucraina dagli aiuti umanitari. La Caritas altoatesina continua a sostenere in modo diretto le attività di Caritas Kolomyya nella parte occidentale del Paese: “Dal 2022 Caritas Kolomyya assiste in varie forme decine di migliaia di sfollati interni, distribuendo kit con prodotti alimentari, per l’igiene e vestiario, fornendo accoglienza e cure soprattutto a persone anziane e malate. Sono stati aperti 4 ‘Child-friendly-space’, spazi protetti che ogni giorno offrono assistenza psicologica e sociale a circa 120 bambini e adolescenti. Sono state attivate anche 2 ‘Cucine sociali’ in cui viene garantito un servizio mensa giornaliero a un centinaio di persone, che possono entrare in contatto con i volontari Caritas anche per altre esigenze” spiega Sandra D’Onofrio, responsabile del servizio di Cooperazione internazionale della Caritas altoatesina.

Anche se le donazioni, dopo lo slancio iniziale, sono drasticamente diminuite, “Il bisogno di aiuto resta elevato, soprattutto perché oggi si rivolgono agli operatori Caritas non solo le persone sfollate ma anche gli abitanti di zone risparmiate dagli scontri armati, che si trovano però in difficoltà per il perdurare della guerra” spiega ancora D’Onofrio.

Caritas continua a occuparsi anche delle persone che hanno trovato rifugio in Alto Adige. “Il nostro servizio di Distribuzione pasti S. Chiara, in accordo con l’Azienda dei Servizi Sociali di Bolzano, fornisce la cena e la colazione ai profughi ucraini ospitati nel capoluogo, mentre Casa S. Giorgio, a Sarnes, resta al completo con 51 persone accolte, soprattutto madri sole con bambini”, riferisce la direttrice della Caritas Beatrix Mairhofer.

“Rispetto all’inizio rileviamo maggiormente fra i nostri ospiti gli effetti negativi della guerra” spiega Carmela Nevano, responsabile di Casa S. Giorgio. “Anche se l’integrazione sembrava più facile per motivi culturali, un livello d’istruzione medio-alto degli ospiti, e per la grande solidarietà manifestata dagli altoatesini, oggi si percepisce chiaramente la fatica di vivere ‘sospesi’, senza idee chiare per il proprio futuro e quello dei propri figli”. Chi poteva, ha già fatto ritorno in Ucraina o ha trovato una sistemazione diversa sul territorio; ma circa il 40% degli ospiti rimasti a Casa S. Giorgio è arrivato subito dopo lo scoppio del conflitto e ha poche possibilità di tornare nel Paese. “Nei confronti di queste persone, oltre all’assistenza nelle pratiche burocratiche, legali, sanitarie e sociali, resta prioritaria l’esigenza di lavorare sul trauma della guerra. I minori, in particolare, mostrano una partecipazione ridotta alle attività sportive e ricreative e rischiano di abbandonare la scuola. Gli adulti, invece soffrono di stati depressivi legati all’impossibilità di tornare in Ucraina”.

Per sostenere il lavoro di Caritas per la popolazione ucraina, in Alto Adige e all’estero, è possibile contribuire con una donazione a uno dei seguenti conti bancari, utilizzando la causale “Ucraina”:

Cassa Rurale Raiffeisen: IBAN: IT42F0349311600000300200018
Cassa di Risparmio di Bolzano: IBAN: IT17X0604511601000000110801
Banca Popolare: IBAN: IT12R0585611601050571000032
Intesa Sanpaolo: IBAN: IT18B0306911619000006000065

Casa S. Giorgio, a Sarnes
© Caritas Kolomyya
Ospiti a Casa S. Giorgio

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