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Il divieto di chiedere elemosina in Alto Adige

Senza dubbio, negli ultimi anni, è aumentato il numero delle persone che chiedono la carità in strada. In numerosi paesi europei, così come in alcune città italiane, oggigiorno esistono divieti di accattonaggio e anche in Alto Adige alcuni Comuni stanno introducendo nuovi regolamenti più restrittivi. La Caritas è a questo tipo di divieti e reclama un approccio meno superficiale e obiettivo alla tematica, respingendo però qualsiasi tipo di mendicità che utilizzi metodi aggressivi o fraudolenti o che sia basata sullo sfruttamento delle persone.

 

Un'attività che ha radici nell'antichità

Senza dubbio, negli ultimi anni, è aumentato il numero delle persone che chiedono la carità in strada. Si tratta perlopiù di cittadini dell’Europa dell’Est, di origine rom o sinta oppure di profughi provenienti dall’Africa. Ma l’accattonaggio non è un fenomeno esclusivo dei nostri tempi. Al contrario è un’attività che ha radici nell’antichità (cfr. gli ordini mendicanti del medioevo); in epoca moderna i mendicanti sono stati spesso perseguitati in quanto “vagabondi” o “fannulloni”. In Germania, la mendicità – almeno formalmente – è stata punibile fino al 1974 e, in Italia, fino al 1995.In numerosi paesi europei, così come in alcune città italiane, oggigiorno esistono divieti di accattonaggio e anche in Alto Adige alcuni Comuni stanno introducendo nuovi regolamenti più restrittivi.

 

Un approccio obiettivo alla tematica

La Caritas della Diocesi di Bolzano-Bressanone è decisamente contraria a questo tipo di divieti e reclama un approccio meno superficiale e obiettivo alla tematica. È necessario affermare che va respinto qualsiasi tipo di mendicità che utilizzi metodi aggressivi o fraudolenti o che sia basata sullo sfruttamento delle persone. È riprovevole abusare – in qualunque maniera lo si faccia - della disponibilità all’aiuto e della compassione degli altoatesini, strumentalizzare bambini o animali e molestare insistentemente le persone e, pertanto, chi lo fa dovrebbe essere anche perseguito. Ma per farlo, esistono già apposite leggi. Anche se provare il caso singolo è spesso complicato, un utilizzo efficiente delle leggi esistenti renderebbe semplicemente superfluo un divieto supplementare. È presente inoltre il pericolo che tali divieti acuiscano il pregiudizio che già colpisce i mendicanti.

L’esperienza dei divieti introdotti altrove insegna: proibire del tutto l’accattonaggio e – così - eliminare i mendicanti dalla vista non risolve il problema. È quanto hanno anche già stabilito diverse sentenze di tribunali. Il Tribunale Amministrativo di Bolzano, per esempio, all’inizio del 2009 ha respinto un’ordinanza del sindaco di Merano che vietava l’accattonaggio su tutto il territorio comunale. Secondo quanto stabilito da una sentenza della Corte Costituzionale del 1995, un divieto di accattonaggio generale è contrario ai diritti fondamentali della persona e ai principi della Costituzione, poiché non distingue tra l’accattonaggio “normale” e quello fraudolento o aggressivo. È la dimostrazione che non si può fare di tutta l’erba un fascio, criminalizzando in maniera precipitosa i poveri e i bisognosi.

 

Combattere la povertà, non i poveri

È altresì sbagliato sostenere che in Alto Adige nessuno dovrebbe mendicare. Così facendo ignoriamo che molte delle persone che quotidianamente incontriamo per strada non riescono o non possono accedere all’aiuto dei servizi sociali. La maggior parte dei mendicanti sono spesso persone che nei rispettivi Paesi di provenienza, anche a causa della loro appartenenza etnica, si trovano a vivere in condizioni di estrema difficoltà. Se aiutarli o no dovrebbe essere una libera decisione di ogni cittadino. Non esiste il diritto a un’immagine della città curata e libera dalla povertà: gli interessi commerciali non possono essere utilizzati per chiudere gli occhi di fronte alle situazioni di bisogno individuale o per costringere i mendicanti a spostarsi in altre zone della città o in altri Comuni. Non è così che si combatte la povertà.

Il nostro obiettivo deve essere combattere la povertà, non i poveri. Invece di studiare ulteriori divieti, dovremmo rivolgere la nostra attenzione a come riuscire ad occuparci al meglio di chi è in difficoltà e ha bisogno di un aiuto. Ciò implica che ci si faccia carico delle reali necessità e delle molteplici e multiformi situazioni di bisogno delle persone e che ci si concentri su come ridurre la povertà in Alto Adige e anche all’estero. In Alto Adige sono presenti molte organizzazioni e servizi che svolgono un’opera preziosa, per esempio a favore delle persone senza dimora o contro l’esclusione sociale. Meritano il sostegno della politica e della società, per riuscire nel difficile compito di costruire una provincia più giusta e tollerante.

 


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