Il Sud del mondo
Nelle ultime settimane, oltre agli Stati Uniti, i riflettori dell’emergenza sanitaria sono puntati sul Brasile. Un vero e proprio incubo fuori controllo: un milione di casi a metà giugno e 10 mila morti in più rispetto all'Italia. Circa 1 milione di indigeni del Paese soffrono in modo sproporzionato a causa dell'epidemia: il loro sistema immunitario è particolarmente vulnerabile, non han-no quasi nessun accesso al sistema sanitario e sono in gran parte lasciati a se stessi dal governo. Il virus in Brasile colpisce soprattutto la popolazione povera che vive nelle famigerate favelas delle megalopoli. Manca loro quasi tutto: acqua pulita, aria salubre, cibo e spazio a sufficienza. Gli abitanti vivono in condizioni disumane, in spazi ristretti, terreno ideale per la riproduzione del virus. I decessi per Covid-19 rispetto all'upper class brasiliana hanno tassi netta-mente superiori, anche perché un trattamento medico appropriato è fuori dalla loro portata.
Un'altra situazione al limite è quella in Africa, a causa di una strutturale carenza di forniture, equipaggiamenti e personale medico. In media, in tutto il continente, ci sono 2,8 medici e 11 infermieri ogni 10mila abitanti con oltre 100mila contagi registrati, a fronte dei 33,8 medici e 80,6 infermieri dell’Europa. Contro il coronavirus il Mali dispone di soli 3 ventilatori polmonari per 10 milioni di persone. In Africa orientale il virus si sta diffondendo, mentre interi appezza-menti di terreno vengono flagellati dalla piaga di locuste che stanno distruggendo numerose colture e raccolti. Le organizzazioni umanitarie temono che le condizioni sanitarie ed economi-che della popolazione peggioreranno rapidamente, soprattutto in concomitanza di possibili inondazioni durante la stagione delle piogge. In Kenya, Somalia ed Etiopia, più di 5 milioni di bambini sono minacciati da una grave carenza di cibo e dalla fame.
Interconnessioni economiche
Alcuni paesi del Sud oltre al virus risentono direttamente delle conseguenze economiche del "lockdown" dei Paesi industrializzati. In Bangladesh, ad esempio, più di due milioni di lavoratori del settore tessile hanno perso il lavoro perché le catene di moda americane ed europee han-no annullato gli ordini. Lavorano per un'industria che già in passato è stata alla ribalta delle cronache (nere) a causa delle condizioni disumane cui sono costretti i suoi lavoratori e del crollo e incendio di alcune fabbriche. Adesso, con la chiusura prolungata nei Paesi industrializzati dei grandi magazzini, le aziende occidentali si sono rifiutate di pagare le merci già prodotte. Le somme in gioco ammontano a circa 2,7 miliardi di euro. Tutto ciò ha conseguenze pesanti sulla vita di uomini e donne che spesso, come unica alternativa nella loro vita per non morire di fame, hanno quella di diventare manodopera delle fabbriche tessili. Mentre in Europa, stato sociale e ammortizzatori sociali aiutano molte persone a superare il peggio, la gente, in Bangladesh (ma una situazione analoga è riscontrabile in Cambogia e Myanmar), teme per la propria sopravvivenza. A seguito delle pressioni internazionali, alcune aziende hanno ora deciso di accettare almeno il pagamento della merce già ordinata.
Guerre e conflitti religiosi
Con 1,35 miliardi di abitanti, l'India non è solo il Paese più popoloso del mondo, ma racchiude dentro i propri confini nazionali anche una moltitudine di etnie e religioni. Questa specificità è stata fonte di tensione e di violenti conflitti, soprattutto dal 2014 quando l'induismo fondamen-talista ha iniziato a dominare la scena politica. Ora, a causa della pandemia, la situazione è ancora più tesa di prima. Oltre al rapido aumento delle infezioni, in molte parti del Paese assi-stiamo a feroci scontri tra fazioni opposte della popolazione. In diverse zone sono stati segna-lati attacchi violenti ai musulmani, ritenuti a causa di voci false e infondate portatori del virus e in alcuni villaggi si è giunti a bande di giovani che presidiano i punti di accesso per impedire loro l’ingresso. Ai venditori musulmani è stato anche chiesto di smettere di vendere per le strade. Il numero delle vittime a seguito degli scontri è alto.
Effetti altrettanto gravi sono evidenti anche in Yemen, devastato dal 2015 da una cruenta guerra civile. Già prima della pandemia il Paese ai margini della penisola arabica era stato classificato dall'ONU come il più grande disastro umanitario dei nostri giorni. Ora, oltre alla devastazione della guerra, al crollo di qualsiasi tipo di istituzione e alla carestia, si avvertono le conseguenze spietate del virus che si diffonde rapidamente. Secondo le organizzazioni umanitarie più di 20 milioni di persone dipendono dagli aiuti, l'80% della popolazione. Un cessate il fuoco immediato e un aumento urgente degli aiuti internazionali è la richiesta accorata delle organizzazioni internazionali.
Disuguaglianze sociali
Anche nei cosiddetti Paesi sviluppati si è constatato che le conseguenze sanitarie dell'attuale crisi stanno colpendo alcuni gruppi della popolazione in modo più grave di altri. Le persone che vivono ai margini della società, a rischio povertà o vulnerabili hanno un decorso della malattia più grave e un tasso di mortalità molto più elevato. Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna tutto ciò è già stato dimostrato essere vero per i neri e per i membri di altre minoranze etniche. Secondo studi ufficiali, in alcuni luoghi questi gruppi hanno un rischio quasi quadruplo di morire a causa di Covid-19. I motivi sono molteplici, da una condizione di salute generalmente più precaria a un accesso più limitato alle cure mediche. I gruppi etnici e socialmente svantaggiati hanno solitamente uno stile di vita meno sano e sono più esposti all'inquinamento ambientale. Lavorano inoltre prevalentemente in settori che presentano un rischio di infezione più elevato (dipendenti di supermercati, infermieri, autisti di autobus, ecc…) e hanno meno possibilità di lavorare in sicurezza da casa, oltre che più paura di perdere il proprio posto di lavoro. Un virus democratico che colpisce quindi senza distinzioni? Non è affatto così, anagraficamente ma anche guardando alle classi sociali più colpite.
Fonti:
www.spiegel.de/politik/ausland/indigene-in-brasilien-die-krankenschwester-vom-amazonas-a-4956df64-3fc1-4dbf-bab5-809aec151604
www.theguardian.com/world/2020/apr/25/rio-favelas-coronavirus-brazilwww.vita.it/it/article/2020/05/25/covid-19-aiutare-i-paesi-poveri-aiuta-anche-noi/155601/www.repubblica.it/solidarieta/emergenza/2020/05/05/news/locuste-255746731/
www.theguardian.com/global-development/2020/apr/02/fashion-brands-cancellations-of-24bn-orders-catastrophic-for-bangladesh
www.theguardian.com/world/2020/apr/13/coronavirus-conspiracy-theories-targeting-muslims-spread-in-india
www.savethechildren.it/blog-notizie/yemen-rischio-accesso-ad-acqua-e-cibo-5-milioni-di-persone
www.theguardian.com/world/2020/apr/08/its-a-racial-justice-issue-black-americans-are-dying-in-greater-numbers-from-covid-19
www.theguardian.com/world/2020/may/01/british-bame-covid-19-death-rate-more-than-twice-that-of-whites
www.apmresearchlab.org/covid/deaths-by-race