La persona al centro della relazione, soggetto e non oggetto. Per non ridurre chi chiede aiuto al suo bisogno ma rendere tutti protagonisti della propria storia, portatori di difficoltà sì, ma anche di risorse. All’insegna di questa visione, 30 anni fa presso i locali dell’Odar in via Renon 1, aprì i battenti il Centro di Ascolto diocesano, primo servizio gestito unitamente dalla sezione italiana e tedesca della Caritas altoatesina. Gli ospiti ricevevano una tazza di tè, dei biscotti, e uno spazio dove trovare qualcuno disposto ad ascoltarli ed aiutare. Non mero assistenzialismo ma, piuttosto, promozione della persona e della sua dignità, all’interno di una relazione.
Il legame, la relazione. È quella che chi lavora nei Centri di Ascolto cerca sempre di costruire. Per ‘ascoltare’ e non solo ‘sentire’. Esercizio fisico il secondo, presupposto per accogliere con animo libero e senza pregiudizio il primo. “Quello che cerchiamo di fare è offrire una relazione, per progettare insieme alla persona che chiede aiuto una soluzione e un percorso che possa valorizzare le sue risorse, per non risolvere solamente la difficoltà contingente ma piuttosto dare gli strumenti per fare fronte al proprio problema nel lungo periodo” spiega Mariano Buccella, referente del Centro d’Ascolto diocesano.
Un appoggio il Centro di Ascolto lo è stato nell’ultimo anno per ben 774 persone. Sono invece oltre 80 mila i momenti di confronto e incontro che gli operatori del servizio della Caritas hanno messo sul campo negli ultimi 30 anni. “Molte volte il primo contatto avviene per problemi di natura economica, che però spesso sono il campanello di allarme di problemi di altra natura, incapacità di gestione delle proprie risorse, dipendenze di diverso tipo, difficoltà nella ricerca di un lavoro” spiega Mariano Buccella. Interventi per farmaci e spese sanitarie, affitti ma anche spese condominiali e per la formazione: sono questi i fronti su cui il Centro di Ascolto, da tempo, registra un aumento del bisogno e delle richieste di sostegno. Per rispondere a queste esigenze sono oltre 2.000 le presenze e i momenti di incontro forniti nel 2019 a persone in difficoltà e in cerca di orientamento sul territorio da parte del Centro d’Ascolto.
Le attività del servizio non si limitano a rispondere ai bisogni primari e non si esauriscono nella relazione con le persone accolte e ascoltate. Il Centro di Ascolto diocesano è sì punto di approdo per chi si trova in stato di necessità, ma anche antenna che capta i bisogni “nuovi” per i quali il territorio non prevede nessuna riposta. “L’obiettivo è quello di stimolare la società civile e le istituzioni a non girarsi dall’altra parte. Coinvolgere la e le comunità a farsi carico dei bisogni dei più fragili” racconta Brigitte Hofmann, responsabile dell’area “Caritas&comunità”. Fondamentale in questo senso è il lavoro in rete, con soggetti pubblici e privati, come il prezioso contributo che sul territorio, nelle parrocchie, forniscono i 5 cinque Centri di Ascolto parrocchiali presenti a Bolzano, Merano, Laives e Vipiteno.
“Chi viene ascoltato fa l’esperienza di essere preso sul serio, di essere accolto come persona unica e irripetibile. Solo una comunità capace di condividere i bisogni può restituire dignità alle persone” dice il direttore della Caritas Paolo Valente, ringraziando tutti i volontari che prestano servizio nei diversi centri di ascolto parrocchiali e in quello diocesano e presentando come idea per chi volesse donare qualcosa di originale, magari proprio per questo Natale, il regalo solidale “Salvagente familiare”, attraverso il quale la Caritas si impegna a sostenere quelle spese sanitarie, dentistiche e di istruzione che, come registrato nell’ultimo anno dal Centro di Ascolto diocesano, sempre più persone e famiglie si trovano in difficoltà ad affrontare.